A SHEILA

Attraverso Nicola De Veredicis, il mio amico “sudafricano”, ho conosciuto Bernard Levinson. L’ho frequentato poco, non c’è stato tempo, ma sempre con una sorta di commozione. Sentivo la sua statura di grande artista, la sua passione per la vita e per l’amore. Alludendo alle mie poche parole e alle mie poesie, lui parlava di contatto delle anime. Lo ricorderò sempre.

Voglio dedicare a Sheila – che era, e rimane, la sua metà – l’ultima poesia che ho scritto (e che mio marito ha tradotto per lei). Non è una poesia particolarmente significativa quanto al contenuto. Bernard sapeva parlare di un sasso o di una ciotola, e parlava d’amore. Io vorrei essere vicina a Sheila semplicemente attraverso gli echi e le confuse visioni dell’alba.

Alida

Through Nicola De Veredicis, my “South African” friend, I’ve met Bernard Levinson. I have had little contacts with him, we have had no time, but always with a kind of deep feeling. I felt his size of great artist, his passion for life and love. Speaking of my few word and to my poems, he spoke of a contact of souls. I will always remember this.

I wish to dedicate to Sheila – who was, and stays, his “half” – my last poem, that my husband has translated for her. It is not a particularly meaningful poem, as for its contents. Bernard knew how to speak of a stone or of a bowl, and he spoke of love. I would like to be close to Sheila simply through the echoes and the confused visions of dawn.

Alida

All’alba

Insiste
il richiamo della tortora
nel silenzio dell’alba,
un usignolo canta, più vicino.
Non voglio svegliare i pensieri.
Vorrei fare tutt’uno col guanciale
compagno del mio sonno.
Vorrei essere il mio orecchino
lucente e felice
sulla console;
il tempo ignaro assegnato
a una nuvola;
il suono di una nota
appagata
della sua monotonia.
L’acqua verde del fiume
conosce la strada.
Una barca è lambita dai salici.
Sono in un campo di fiori strani
dove il turchese vince.
Voglio stare ferma
come un frammento musicale
non divenuto sinfonia.
In lontananza
latrano cani abbandonati.
Voglio essere quieta
come il vento che cessa
e la penombra.

At dawn

The turtle dove call
insists
in the silence of dawn,
nearer, a nightingale sings.
I don’t wish to wake my thoughts.
I would like to be
one thing with my pillow
the mate of my sleep.
I would like to be my earring
shining and happy
on the console;
the unaware time
given to a cloud;
the sound of a note
satisfied of its monotony.
The green water of the river
knows its way.
A boat is brushed by the willows.
I am in a field of weird colours
where turquoise wins.
I want to stay motionless
like a musical fragment
not turned into a symphony.
Afar
abandoned dogs howl.
I want to be calm
like the wind when it dies down,
like the dim light.

(trad. di Gianni Pardo)

Anna Murabito        annamurabito2@gmail.com

A SHEILAultima modifica: 2021-09-05T10:44:15+02:00da helvalida
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2 pensieri su “A SHEILA

  1. “Vorrei”. Si apre uno spartito musicale dove immagini incredibili per colore e invenzione si intrecciano ai fili elastici di un pentagramma sognato. Dovrei riscrivere tutte le metafore che l’alba ha cantato alla poetessa, ma tutte svanirebbero estratte dall’anima della Murabito. Poesia piena di ispirazione sincera e urgente. Una delle composizioni da me preferite, dove la forma si riempie di sostanza. Splendida.

  2. Per dire di voler fermare il momento magico dell’alba, breve e felice, (“fare un tutt’uno col guanciale / compagno del mio sonno”) la poetessa richiama momenti di sospensione quieta, e pensa al breve tempo “ignaro assegnato / ad una nuvola” o con grande lirismo pensa al “suono di una nota / appagata / della sua monotonia”. Solo una poesia superiore riesce ad immaginare una simile coraggiosa espressione dove “monotonia”, liberatasi del suo grigio senso, torna a quello originario, quieto e nobile, di una sola nota. Una nota “appagata” della sua solitudine! Inspiegabili per noi simili acrobazie dettate direttamente da Calliope. Un serto!

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