LE DUE LUNE

di Anna Murabito

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Mi chiedo se non debba parlare ancora della Bretagna. Ricorre negli esempi e nei ricordi. Dico sempre, con parole diverse, le stesse cose. Ma so di non aver detto tutto.

Nel Finis Terrae (Finistère), la regione bretone che più ho amato, il mais era alto e il cielo era quello dei pittori. La parola “fulgore” trovava lì la sua misura. Questo naturalmente nelle giornate di sole, rare in verità, ma io le ho viste, nel mese di giugno, con le macchine agricole che lavoravano ancora nell’ultimo crepuscolo, verso le ventitre, e la temperatura che di giorno sfiorava perfino i 27 gradi. Quasi un evento di cui parlare.

Una sera, tornando da Quimper al campeggio, ho visto una luna immensa: appariva e spariva dalle lievi ondulazioni del terreno e gli infiniti “rond point”. Una “Casta Diva” splendente senza filtri ed artifici, regina di un regno di seta rarefatta. Indimenticabile chiarore di un cielo quasi sempre grigio, a volte plumbeo.

La Bretagna è un’avventura di campi verdi e di vento. Di case bianche e mare dall’odore greve che si insinua tra le terre. Di pioggia di cristallo che scivola sull’erba, e a volte sembra ferirla.

Ma gli aber, come gli abitanti del luogo chiamano i fiordi, sono vicoli di morte. Lì muoiono le barche corrotte dal tempo, le argille scolorite e dimenticate sul fondo. Ho visto il legno tramutarsi in fango; il muschio divenire silenzio a poco a poco. Un’agonia lunghissima e ostentata. Fa parte del paesaggio. Le barche sono carcasse che nessuno copre.  

E i pini marittimi, alberi gai del Mediterraneo, qui sono reiterazione ossessiva di un movimento estremo. Il vento dell’Oceano li piega, li torce, li flagella. Sono eremiti scarnificati, prefiche nere, che intonano un Requiem dissonante ogni giorno, ogni sera. Le poche fronde verdi rimaste sembrano essere sopravvissute al fuoco. Costretti anch’essi ad esibire la loro storia di dolore a turisti indifferenti che mangiano crêpe e bevono sidro.

Ci sono i dirupi e i burroni, le rocce a strapiombo sul mare da non visitare con la nebbia. C’è la Baia dei Trapassati, lugubre e solitaria, forse omaggio alle vittime del mare, forse cedimento, nel nome almeno, alle favole nordiche un po’ truci. C’è una Bretagna col freddo nelle ossa.

La terra dei panorami infiniti e delle nuvole bianche confina col buio di una morte lenta e soffocata, con l’asprezza di un paesaggio angoscioso, che trova riscontro nella fredda brutalità dei Menhir e delle altre pietre preistoriche. Con una sofferenza che sembra impensabile nei prati nutriti di smalto verde e di gloria. E anche adesso ne parlo a singhiozzo, con un certo ritegno, quasi non volessi cedere a raccontare anche la notte impensabile del Paradiso Terrestre.

Forse accanto alla luna bianca che ho visto una volta nel tardo crepuscolo estivo avrebbe dovuto esserci una sua sorella nera, regina del tempo spezzato, degli orizzonti di nebbia, della linfa perduta. Regina dello sfinimento e dell’abbandono. Il bianco e il nero. La luce e il buio uno accanto all’altra, entrambi così misteriosi e insignificanti.   

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Anna Murabito      annamurabito2@gmail.com

LE DUE LUNEultima modifica: 2021-10-10T21:00:04+02:00da helvalida
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6 pensieri su “LE DUE LUNE

  1. Stupenda quest’ultima rievocazione di un luogo visitato e amato dalla Murabito. La Bretagna ci si offre come in un quadro tormentato di Van Gogh, con in più gli odori e i soffi di un vento che violenta i pini mediterranei cresciuti come per errore in quelle terre esposte alla crudeltà implacabile dell’Atlantico. Ogni pennellata è da grande artista, ogni sguardo è da innamorata coraggiosa. Prosa ricca e forte che non dovrebbe sfuggire ad occhi esperti in letteratura. Se la forna è tutto, impossibile sintetizzare ciò che deve essere assorbito come è stato concepito. Un’altra tessera del valore della Murabito. Da leggere e rileggere.

    • Qualche volta mi domando se un commento non possa essere più bello del testo. Può succedere quando si ha un amico scrittore come Giuseppe Alù.

  2. E’ incredibile questa capacita’ di Alida di saper raccontare, per ogni regione da lei visitata, non solo le caratteristiche ovvie, quelle sotto gli occhi di chiunque, ma anche il lato nascosto, sfuggente, quello che solo un osservatore della sua incredibile sensibilita’ riesce ad avvertire. Non solo la luna bianca, ma anche quella nera. Affascinante.

    • C’è tanta clairvoyance nel leggere la realtà quanta ce ne vuole per leggere le parole che la ristrasmettono. Grazie, Nicola.

  3. Una “tua ” Bretagna, che lessi alcuni anni fa e che considerai una fra le pagine più belle di un tuo libro che non ho dimenticato, viene oggi arricchita, senza per questo farla diminuire, da questa descrizione nuova, limpida, incantevole, originale.
    Santuzza

    • Carissima Santuzza, grazie infinite.
      Credo di aver postato le descrizioni della Bretagna, tratte dal romanzo che tu ricordi, insieme alle foto e ai video “Immagini di Bretagna”, “Bretagna tra terra e mare”. Ma non ne sono sicura. Perciò ripropongo quei brani in un articolo nuovo.

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