EXPLICATION DE TEXTE

di Gianni Pardo

In Francia nelle scuole (un tempo, oggi chissà) era in auge un esercizio di cui doveva saper dare l’esempio il docente: “L’explication de texte”. Non si tratta solo di parafrasare un testo poetico a volte arduo nella sua sintesi fulminante, ma dire perché l’autore ha usato una parola piuttosto che un’altra, quali connotazioni hanno certi termini, quali echi suscitano certe espressioni. Esercizio non facile e dopo tutto opinabile, ma non per questo – almeno a volte – meno saporito. Ecco un esempio su una poesia di Anna Murabito.

LA SERA SCENDE

C’è un momento(1)

quando l’ultimo sole (2)

bagna tutte le cose (3)

e illude

che per una volta

non scenderà la notte(5).

La sera da lontano (6)

alita la sua certezza

sul pulviscolo dorato

sugli spilli di luce

che già non feriscono.

Ora l’ocra sfuma

in un viola sommesso(7).

Un fermento di uccelli

racconta affanni scuri

nel cielo bianco,

traccia disegni arcani(8).

Poi l’aria si placa().

Si dilata il tempo()

per inghiottire

i ciechi umori del buio.

L’ombra ancora chiara()

non vuole morire.

C’è un momento(1)

L’autrice, col suo innocente “c’è un momento”, ci tende un tranello. Per un verso un momento è un tempo breve. Dall’altro ci presenta l’indomabile rimpianto di una bellezza che avremmo voluto fosse venuta “here to stay”, per rimanere. E invece scenderà la notte, anche se follemente avevamo sperato che, “per una volta”, il tempo si fermasse. In poche righe, contemporaneamente la coscienza del tempo che fugge e l’immortalità di un ricordo che può rifulgere nella nostra memoria “comme un ostensoir”.

Pur mentre glorifica la magia del cielo, la poesia è un fascio di rassegnate illusioni che cadono ad una ad una.

Quando l’ultimo sole(2)

Il sole descrive un costante cammino nel cielo ma, almeno nella nostra sensibilità, corrisponde a diversi paradigmi. Quello di mezzogiorno, in particolare in estate, è il centro della fornace, il trionfo dell’energia, un dio senza il quale non potremmo vivere e che tuttavia potrebbe incenerirci. E tiene a farcelo sapere. Poi, a mano a mano che degrada, e col passare delle stagioni, quanti “soli”, per chi sa “leggerli”. Qui si parla dell’“ultimo” sole come quello che sta per lasciarci, per concludere la vicenda del carro di Apollo, fino a scomparire nell’ignoto, nell’Oceano, come credevano gli antichi. Nel nulla. Questo sole è l’ultimo che sia riuscito a resistere, l’ultimo come l’ultimo difensore, quello che muore con le armi in pugno. Ma non muore meno dei vigliacchi che l’hanno preceduto, nel vano tentativo di fuggire.

Bagna tutte le cose (3)

L’ossimoro del sole che bagna potrebbe sorprendere, ma il significato è chiaro. Mentre il sole dell’estate, di cui si diceva, “cuoce”, secca e fa evaporare l’umidità, il sole del tramonto non riscalda più. Si limita a interpretare il creato, come una lieve pellicola liquida di colore. Trasfigura tutto senza più avere la pretesa di dominarlo.

E illude(4).

Magia di una sintesi. Ci saremmo aspettati “Ci illude”, ma “illude” significa che non inganna noi, ma lo stesso creato. È un’illusione obiettiva, quella che trasfigura la realtà, al tramonto.

Che per una volta

non scenderà la notte(5).

Siamo stati avvertiti, “c’è un momento” che “illude”, un momento soltanto. E tuttavia la bellezza estatica di quel crepuscolo si imprime nella nostra mente come un quadro che ne eterna il sapore e il significato.

La sera da lontano

alita la sua certezza

sul pulviscolo dorato

sugli spilli di luce

che già non feriscono (6).

La sera non è lontana. Forse lo è per chi vorrebbe vedere quel momento come eterno, ma essa sa di essere vincente e sa aspettare. Per conseguire la vittoria non ha bisogno di essere invadente, le basta il suo alito, quasi involontario, sul pulviscolo ricoperto dall’oro che il sole, munifico, sparge prima di inabissarsi. Come quei miliardari che, prima di morire, fanno beneficenza.

Ma i raggi del sole vicino all’orizzonte perdono a poco a poco vigore, e mentre prima potevano addirittura pungere, ora non feriscono, si limitano ad accarezzare l’aria. Il momento, in bilico tra il magico e tragico, fa quasi trattenere il fiato.

Ora l’ocra sfuma

in un viola sommesso (7).

Sfuma è un verbo “coloristico” ma si ricordi che “sfumare” si dice anche di una speranza che viene meno, di un desiderio deluso. L’ocra era ancora un colore di vita, il viola – colore della Passione, per la Chiesa – è un colore di sconfitta. Una resa che si annuncia senza alzare la voce, sommessa, come chiedendo scusa di non aver saputo resistere. E tuttavia quel viola è un colore nobile, pieno di riservatezza, di cose taciute, di dolore.

Un fermento di uccelli

racconta affanni scuri

nel cielo bianco,

traccia disegni arcani(8)

Ed ecco l’imprevisto. Uno stormo d’uccelli migratori traversa il cielo in un ribollire d’ali contro un cielo incolore. Chissà quale pena, quale fatica, quale necessità li spinge. E se anche le loro traiettorie sembrano avere un senso, questo senso rimane arcano, indecifrato, col rimpianto di qualcosa di non detto.

Poi l’aria si placa.

Si dilata il tempo

per inghiottire

i ciechi umori del buio.(9).

Consummatum est. Non è l’aria che si placa, è il cuore di chi guarda il tramonto che si acquieta. Il sentimento di chi lo ha vissuto come una tragedia, e finalmente riesce ad accettare l’inevitabile catastrofe. Il giorno è morto. E mentre prima in ogni secondo la scena cambiava, tendendo inarrestabile verso la fine, poi, quando la fine è arrivata…

(10)il tempo si “dilata”.

Il tempo si dilata nel senso che si potrà rimanere a guardare l’occidente per tutto il tempo che si vorrà, ma non cambierà più nulla. Come nulla cambia dopo la morte. La notte, nella sua immobilità, è come se pietrificasse i sentimenti del buio. E poco importa la rivolta che segue.

L’ombra ancora chiara

non vuole morire(11).

Ma proprio questo tentativo dimostra che non c’è più speranza. Anche chi volesse illudersi che almeno ci resterà “l’ombra chiara”, come nelle notti di San Pietroburgo, qui sappiamo che morirà. Anche il cielo dovrà rassegnarsi.

Gianni Pardo

EXPLICATION DE TEXTEultima modifica: 2021-11-20T16:59:20+01:00da helvalida
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5 pensieri su “EXPLICATION DE TEXTE

  1. Bellissima poesia, e ottima “explication”.
    Un unico appunto, quando la poesia parla del “fermento di uccelli”. Per me “fermento” significa eccitazione, movimento rapido. Ora, una pacifica migrazione di uccelli, magari in formazione, per me non corrisponde all’immagine suggerita dal testo. Io avrei detto che gli uccelli in fermento sono l’ultima espressione di attivita’ del giorno, l’ultima speranza di vita prima che l’aria si plachi e la notte (o la morte) inghiotta l’ultima luce.
    Ma forse mi sto sbagliando, non so. “All meanings, we know, depend on the key of interpretation” (Tutti i significati, lo sappiamo, dipendono dalla chiave di interpretazione.) – George Eliot

  2. Ringrazio Alida, e voglio ringraziare anche Gianni che, “spiegando” in maniera superba questa bella poesia, la arricchisce di considerazioni che traducono in perfetta prosa ciò che la poesia stessa accenna.
    Non ricordo chi ha detto:
    “L’arte della poesia consiste nel non dire tutto, l’arte della prosa consiste nel dire tutto”
    In questi brani di Alida e Gianni, le due arti si sono fuse in un connubio che fa pensare ad una sintonia perfetta.
    Santuzza..

  3. Commento gentile e generoso. Se posso permettermi una nota, del tutto opinabile. La poesia è caratterizzata dal non dire tutto? Questo è vero se si tratta di una descrizione che più è particolareggiata e più è pedestre. Balzac indulgeva in pedanti descrizioni degli ambienti in cui si svolgevano le vicende e un brillante autore di letteratura francese gli ha rimproverato la “minuzia da ufficiale giudiziario che stima gli oggetti che sequestra” (“commissaire priseur”). Ma Balzac non era un poeta. Leopardi scrive soltanto che primavera “brilla nell’aria e per li campi esulta”.
    La poesia dunque differisce dalla prosa (prosaica) perché non dice soltanto una cosa, ne dice anche le connotazioni, e persino il sentimento che suscita in noi (“esulta”). In questo senso la poesia non dice meno della prosa, dice più della prosa. E la stessa “explication de texte” serve agli studenti, non alle persone colte. È l’anatomia di una statua di Venere, utile per chi non ha occhi per vedere Venere. Non per te, cara Santuzza.
    Gianni

  4. Poesia meravigliosa ed emozionante che evidenzia delle sfumature magiche e tragiche .
    La serenità, il godimento dei sensi alternati ad una velata tristezza per la fine del momento perfetto.
    Magistralmente perfetta ed accurata la spiegazione del professore Pardo che aggiunge arte all’arte.

    • Grazie, anche a nome di Gianni, alla mia amica Anna S. Il suo commento suona autentico ed appassionato.
      Carissima Anna, nel blog potrai trovare la stessa poesia impreziosita dalla magnifica foto di un crepuscolo sul mare, che proprio tu mi hai donato.

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