13 pensieri su “IL VELO RIMOSSO VOLUME II

  1. VELO RIMOSSO VOL. II – 86 pagine, da immaginare connotate dal termine musicale “fortissimo”, debbono essere consumate con parsimonia, dato il rischio di subire plagio che costringerebbe il lettore a proseguire ininterrottamente fino ad una resa incondizionata. Le composizioni fanno proprie le parole di John Keats “Ah, una vita piena di emozione anziché di pensiero!”. Poesie da fonte inesausta, generosa, alta. Non per tutti. La Murabito – fascinosa eco dell’evo arabo-normanno nel nome – vola nella poesia con l’abbandono del gabbiano ma anche con l’ingegno del falco: l’imperfezione è per lei sacrilegio. Ora questi voli sorvegliati sono a disposizione di chi vuole saziarsi di meraviglia. Che molti leggano con gli occhi e “col cervello dato all’arte”. Scrittura, quella della Murabito, che non può passare inosservata nel mondo delle lettere!

  2. Circa 150 anni fa la mia trisavola, la contessa Ida del Carretto, era una poetessa piuttosto famosa. Dopo aver ricevuto una pubblica lettera di complimenti da Victor Hugo, ne ricevette una anche dal Carducci, il quale scriveva:
    “Dopo il Nome di Vittor Hugo io non oserei porre il mio, ed Ella ha troppo di che rimaner contenta a quell’omaggio e a quell nome. Suo devotissimo, Giosue’ Carducci.”
    Similmente, dopo una recensione quale quella di Peter Patti, e le parole di Giuseppe Alu’, non posso che astenermi dallo scrivere alcunche’.
    Posso solo dire, in tutta sincerita’, che in tutta la vita ho letto pochissime poesie della bellezza di quelle di questo libro. Si va dal romanticismo sconsolato, alla Prévert, di “Parole di canzone”, al descrittivismo appassionato de “I violinisti di Chagall”, dove le parole ti balzano davanti violentemente, come i colori e le forme di un quadro dello stesso. Un godimento dopo l’altro.
    Alida, sono onorato di esserti amico.

    • Visto che Nicola pronuncia parole impegnative, metto da parte il pudore e gli rispondo che a mia volta sono onorata di essergli amica. Oltre a riunire in sé più culture (europea, russa, ebraica, africana), è un uomo schietto e appassionato. Il blog non sarebbe lo stesso senza di lui. Grazie, Nick.

  3. Il ringraziamento a Carlo Casagni è più che giustificato per chi, come me, è stato testimone della collaborazione tra lui e Alida. Soprattutto è stato bello vedere due persone che, “pulite” come bambini, hanno giocato insieme e affettuosamente per tanto tempo.
    L’amicizia, e la capacità di amicizia (che non tutti hanno), illuminano la vita dei fortunati.

  4. Tutto cominciò da una chiacchierata su Facebook con Nicola che mi segnalò il blog di Alida. Dopo qualche giorno lo ricontattai : “ Ciao Nicola, ho dato un’occhiata al blog di Alida. E’ un blog in cui bisogna entrare in punta di piedi tanto è discreto……….Mi chiedevo se poteva essere interessata a raccontare qualche esperienza di viaggio. Su Youtube ci sono moltissimi filmati d’epoca che si potrebbero pubblicare. Tu che ne pensi ? “ Poi, parlando con Alida, concludemmo che utilizzare video di terzi, sebbene pubblici, non sarebbe stato appropriato. Fu così che proposi ad Alida di produrre e pubblicare dei video di presentazione che non sapevo ancora se sarei riuscito a fare. 🙂
    “ C’è una strada che da Morlaix porta a Carantec che non è una strada ma un luogo dello spirito….”
    https://www.youtube.com/watch?v=PisnzcQicvQ
    “Bretagna tra terra e mare “ è il primo video pubblicato ed è un video a cui sono affezionato per la bellezza delle immagini e per la musica che le accompagna.

    “Spuma

    Il grido è sotto l’onda
    non si sente.
    Solo la spuma appare.
    Si dipana ciarliera, e ride,
    si addensa e si dissolve in
    un ricamo elastico e sfocato.
    Inerzia vuota
    di fumo
    che viaggia verso il cielo
    dopo la battaglia.
    Irridente leggerezza
    della morte. “

    Deliziosa. La metafora della vita in versi.

  5. Si era da subito stabilito un forte legame con “Parole naufraghe”, di Anna Murabito che conduceva fin quasi alla sintonia con chi aveva saputo mettere in evidenza, e in versi, ciò che si nascondeva , forse un po’ troppo pudicamente, fra le pieghe dei ricordi.
    Quasi una sorpresa , gradita, di una esposizione , di una espressione di qualcosa che non si era saputo esternare e lo si ritrovava fra le righe di un autore. Penso a Marguerite Yourcenar e alla sua prosa illuminante.
    Era successo questo con “Parole naufraghe” ed ora questa creatura nuova di Anna Murabito turbava, forse perché vasta, forse per la paura di non ritrovare il clima della prima raccolta.
    E poi è arrivato il momento della lettura.
    E cosa fare quando ci si incontra con un “nuovo” , che piace tutto , proprio tutto?
    Si resta smarriti all’inizio, ma poi si capisce a poco a poco che la poesia , quella autentica, quella che si nutre dei bisogni dell’anima messi a nudo e consegnati, umilmente e coraggiosamente, all’interesse di altri, bisogna “penetrarla”.
    Rileggerla, alla ricerca del verso simbolo che guiderà alla conoscenza di chi scrive, di un suo stato d’animo, di un suo dolore, di una sua esitazione, di una sua speranza, che da solo li svela, e al quale deve mirare la lettura e la rilettura di tutta la poesia, per potere poi gustare appieno tutte le perfezioni del suo vocabolario ricchissimo.
    Per arrivare a questo, bisogna dare spazio al proprio respiro e farlo coincidere con quello dell’autore. E’ stato bello, ad esempio, avere a suo tempo definito il mare “abbandonato,che sbatte solo, con la sua potenza”, e che si sia poi ritrovato in Anna Murabito la sua esigenza di “soccorrerlo”.
    Leggendo “Il velo rimosso”, si trovano versi intensi, e utili per chi cercava sentimenti nascosti, da sottolineare e trascrivere nella memoria, per poterli poi utilizzare nei diversi momenti della propria stessa esistenza. Come si è fatto negli anni con i versi di Leopardi,Quasimodo,Pavese,Tagore.
    Ecco il vero scopo della poesia ,dunque: mettersi al servizio di chi la sa leggere e la sa utilizzare al “proprio” momento giusto. Ecco perché la poesia può “rasserenare”, perché aiuta a capirsi.

    Anna Murabito realizza con la sua arte il compito dell’ autentica poesia.
    Ecco alcuni versi ai quali si può attingere per arrivare a questo scopo:
    “Sfila in silenzio la vita”.”Sonorità dell’anima che tremano tra il pianto e l’estasi”.
    “Sere d’autunno in chiave di scontento”. “Il ricordo mi graffia”.”La gioia è una foto dal sorriso bugiardo”.
    Un verso di Tagore al quale attingere per essere illuminati:
    “Non so dire perché il mio cuore languisca in silenzio. Forse è per tenui bisogni che non rivela mai, che non conosce o non ricorda”.
    Carissima Alida, davvero complimenti!
    Santuzza

    • Carissima Santuzza, il tuo commento mi arriva graditissimo. Ho dovuto estrarlo a forza da un mare di Spam che da una quindicina di giorni mi affligge quotidianamente.
      Perdonami se mi impappino: non so ringraziare. Mi limito ad abbracciarti molto.

  6. Carissima Alida,
    mi concedo il privilegio di scriverti ciò che mi suscita la lettura della tua “1917”.
    Nel verso “Ho scelto un ragazzo per morire con lui” trovo l’amore di tutte le madri che soffrono il distacco dal figlio, che scelgono di morire pur di stargli vicino, nel momento suo estremo.
    C’è in questo verso l’anelito della madre che chiede, quando tutto è perduto , il contatto, almeno quello, anche se “la sua mano (è) come terra secca senza echi di sole senza papaveri”..
    E’ questa una dichiarazione d’amore di madre che va oltre ” l’inutile chiarore del cielo” e la innalza a simbolo dell’amore di tutte le madri del mondo.
    E quel “Ragazzo”, che verso!
    C’è in esso tutta la giovinezza, la crescita, ma anche la nascita del ragazzo, e la trepidazione della madre che lo vede “ragazzo” anche quando è alla fine.
    Strazio di madre, paragonabile soltanto ai suoi spasimi quando dà la vita al figlio, ma sa che lo perde, facendolo nascere.

    • Sento commozione nelle parole di Santuzza e di questo la ringrazio..
      Voglio citare Remarque nell’introduzione al suo “Niente di nuovo sul fronte occidentale”:
      “Questo libro non vuol essere né un atto d’accusa né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione la quale – anche se non sfuggì alle granate – venne distrutta dalla guerra.”

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