FRANCIA

Tre poesie di Anna Murabito

Dove sono,
dove sono gli abitanti?
Finestre sempre chiuse
nei mille villaggi
di un Paese interminabile.
Case che si confondono col tempo
senza civetterie
senza fiori.
Colori dilavati.
Vernici attraversate dalla vita.
Il Paese che amo,
quello dei “culi terrosi”,
i contadini.
Dove il vento crepita nel mais
e si raccoglie il fieno.
Qui le strade
sono riposo della mente
e il giallo sorride infinito
nei girasoli.
Dove vuoi andare?
Portami in Francia.
E il viaggio era nel viaggio
il respiro era nel grano.
Il crepuscolo dilatava il mistero
di un sole che non muore.
Serate con la luce del giorno
e le candele accese
all’aperto
su un tavolo leggero,
parole insolite
gesti seducenti
e progetti di altri villaggi
dai colori remoti.
Altre strade perse nei campi
boschi verdi
di nuovo il mais, i girasoli, il grano.
Qualcuno tosava il prato
stamattina.
Ho sentito il profumo
accarezzare il letto
come in tenda.
Ho sentito il dolore
dell’erba tagliata
a filo a filo.

 

 

Ho conosciuto giorni
con le gambe nude
e i capelli bagnati di mare
e di sudore,
incontinenze di sole e di pelle
inaudite consonanze.
Giorni dissetanti
come la meta raggiunta
eleganti senza ornamento.
Giorni sorretti
dalla loro essenza.

E poi giorni leggeri
come gonne d’organza
a tremare di freddo
nel vento profumato
di muschio e pioggia.
Giorni di sfida
a raccogliere parole
strappate
dal rombo primordiale
dell’oceano.

Giorni ampi e ondulati
a medicare la mente
con chilometri di garza di seta
nell’ipnotismo molle
delle pénéplaine
quando il tempo
si riposa
nei crepuscoli fermi.

 

 

A Landerneau
nel crepuscolo lungo
due cigni neri
nuotavano appaiati
di traverso nel canale.
Alla sponda si aprivano
con unico gesto
e divagavano
in un’ansa morbida
lenti assaporando
l’attesa dell’amore.
Poi, all’unisono
riprendevano
con soave rigore
in senso inverso.
Rito infinito.
Danza ieratica
nello stupore mistico dell’ora.
Appoggiati alla balaustra
trattenevamo il fiato
gli occhi perduti nelle scie
sfumate.
Poi, oltre il silenzio,
nacquero parole
e galleggiarono
nell’esile chiarore
che conduce l’ombra.
Celebrammo la vita
tessuta di pietra e muschio.
E pensammo
al tempo,
inesorabile.
Sommesse inutilità
appese a un corso d’acqua.
Fantasmi
che gemono appena.

FRANCIAultima modifica: 2020-05-28T11:25:31+02:00da helvalida
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