PAROLE NAUFRAGHE

Per un momento ho tenuto parole nelle mie mani. Parole esauste, fradice di intemperie antiche, vive di ferite aperte per sempre.

Non sapevo che fare, con queste parole naufraghe nelle mani.

Se il padrone delle parole fosse mio amico, gli direi che parole identiche alle sue può trovarle, stampate e chiare come un libro aperto, anche nella mia anima. Ma non è mio amico. L’amicizia è altra cosa, mi ha insegnato. Troppo vecchio ed altero. Ombroso e abbarbicato alla sua linea retta, a difendersi da ogni linea curva quand’anche fosse l’incoerenza di una carezza.

Io non lascio cadere le parole, ho pensato. Un gioco lieve potrebbe andare bene. Per rianimarle, veloce le ho passate da un palmo all’altro, come fanno le magiche massaie delle favole con le frittelle infarinate. Ma presto ho desistito. Non sono brava con gli effetti speciali. Non so fare scena. Non so fare neanche i palloncini con la gomma americana, come ho detto una volta a un amico che non è il padrone delle parole.

Così ho fatto cose semplici. Prima le ho sgrondate dall’eccesso d’acqua, quasi fossero tenera insalata. Poi le ho deposte di nuovo nelle mie mani, e ci ho soffiato sopra piano. Niente centrifuga, nemmeno delicata.

Infine ho allargato le dita perché tornassero dal padrone delle parole, sono le sue parole. Sono quello che erano. Parole reduci. Senza medaglia. Consumate. Sono le sue parole belle e naufraghe. Parole di uomo. Uomo senza toga. Su di esse è passato per un momento il mio respiro, mentre dalla mia remota lontananza le tenevo nelle mani.

Le note di magnolia del violoncello le hanno scortate a lungo in volo.

Questo ho potuto fare per il mio non-amico. Un quasi-niente.

A conoscere un mago, gli avrei fatto costruire un lago blu a forma di ciambella, o meglio di quadrato con gli spigoli. Intorno alla sua anima ferrigna e dilaniata, come la sua poesia.    

Anna Murabito     alimarbit@yahoo.com

PAROLE NAUFRAGHEultima modifica: 2020-09-27T12:27:18+02:00da helvalida
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2 pensieri su “PAROLE NAUFRAGHE

  1. Ho avuto il piacere, anzi l’immenso piacere, di leggere gli scritti di Alida (per me sarà sempre Alida).
    Questa favola moderna è intrisa di dolce poesia con un retrogusto amaro, specie nel finale.
    Significativo è quell’allusione al lago (connessione del superficiale al profondo) a forma, in prima battuta, di ciambella, quindi un cerchio che rimanda alla perfezione, ma poi si corregge in quadrato (che allude, secondo Jung, allo stato pluralista dell’uomo che non ha raggiunto l’unità interiore), più oltre precisa un quadrato con spigoli a significare l’asprezza e la scontrosità di un animo “ferrigno e dilaniato”

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