SUDAFRICA

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SUDAFRICA

di Nicola De Veredicis

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L’aereo cominciò la sua discesa verso l’aeroporto di Johannesburg. Già da una buona mezz’ora l’altoparlante di bordo aveva annunciato che stavamo volando sulla “Vaderland” (in Afrikaans la “terra dei padri”, la Patria). 

Mai avrei creduto che quella sarebbe diventata la mia Vaderland. Era cominciata come una semplice avventura. Poi la vita andò come andò, trovai lavoro, mi sposai, mettemmo su casa, arrivarono i figli. E in quel Paese, grande quattro volte l’Italia, con enormi differenze interne, anche climatiche (si passa da un clima tropicale ad uno sub-antartico), ho vissuto trentacinque anni.

Non mi sono mai pentito di essermi fermato in Sudafrica. Qui ho avuto una vita bella, ricca, significativa. Anche se avevo abbandonato la mia vera Patria, l’Italia, il paese più bello del mondo. L’ho rimpianta a volte, l’Italia, il suo splendore artistico e paesaggistico, la sua cultura, le sue tradizioni. Ma non ho mai desiderato di tornare a viverci, mai.

Lo stile di vita sudafricano è piuttosto diverso da quello europeo, e molto vicino a quello americano o australiano.

la nostra casa

Si vive per lo più in case separate, con un giardino intorno, e spesso una piscina. Ci sono anche appartamenti (pochi), per lo più occupati da studenti o giovani coppie. Poi ci sono gli appartamenti di lusso sul lungomare di Cape Town, quelli da tre o quattro milioni di dollari, occupati da ricchi magnati provenienti da tutto il mondo. Ma questa è l’eccezione.

L’aria è molto pulita. Il traffico, rispetto all’Europa, è praticamente inesistente. Un parcheggio lo si trova quasi dappertutto.

Il clima è ottimo, più o meno primaverile quasi tutto l’anno. Due o tre mesi di relativo freddo (ma non nevica mai), e una lunga estate, mai troppo calda.
La natura è incredibilmente bella, e molto varia. Si va dalla costa tropicale del Natal, con centinaia di chilometri di spiagge bianchissime, ai deserti del Karoo e del Kalahari, alle montagne del Drakensberg, alla maestosità di Cape Town. E i leoni e gli elefanti del Kruger Park.

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Vorrei cominciare dal Transvaal, dove vivo. E da dove ha inizio quasi tutto ciò che succede in Sudafrica. Poi, in capitoli diversi, Cape Town con la Garden Route, il Kruger Park, il Natal, i deserti. E magari la Namibia.

Vorrei parlare del Sudafrica di trenta anni fa, e quello di oggi. Dell’innegabile decadenza odierna. Del Rand, un tempo forse la moneta principe nel mondo, pari alla Sterlina, e oggi inferiore alla Pula del Botswana.

mamba

Green mamba

baboon

Babbuini

panning gold

Vorrei parlare dei fiumi sulle cui sponde si può cercare l’oro, del mamba verde (un serpente) che ti uccide in pochi minuti, dei baobab millenari, dei babbuini che ti camminano vicino nei villaggi del Capo. Di raffinatezze come il vino di Groot Constantia, che fu il preferito di Napoleone. Di curiosità gastronomiche come i Mopane worms (vermi), che in qualche posto vengono messi sulla pizza.

Una delle specialità qui più apprezzate è il Biltong, che consiste in carne essiccata con diversi aromi.

biltong

 In Sudafrica ci sono 11 lingue ufficiali. Tre razze principali (neri, bianchi e indiani), più alcune minoranze come i Cape Malay.

whiteZuluIndianCape Malay

 Le diverse razze oggi convivono (quasi) pacificamente. Finora, almeno.

ArrivoLa storia del Sudafrica comincia dal 1487 quando Bartolomeu Dias, un navigatore portoghese alla ricerca di una rotta verso l’India, approdò su queste sponde. Il capo dove approdò fu chiamato “Cabo da boa esperança”, la buona speranza di aver finalmente aggirato l’Africa, e poter risalire verso le Indie.

Prima dell’arrivo di Dias il paese era abitato principalmente da Boscimani (dall’inglese “bush man”, uomo della savana). In realtà i Boscimani,150.000 anni fa, costituivano la maggioranza della razza umana. Abilissimi cacciatori e raccoglitori, si sono adattati perfettamente alla natura che li circonda. Oggi sopravvivono solo in alcune aree del Botswana e della Namibia.

Bushmen

Lentamente la colonia del Capo si popolò di immigrati provenienti da molte parti d’Europa, specialmente Olanda e Inghilterra, ed in seguito Francia (alcuni sopravvissuti alla strage degli Ugonotti). Questi importarono la coltivazione del vino, che veniva spedito alle colonie olandesi in Asia.

La popolazione nera nel Capo venne quasi completamente sterminata. Vennero importati degli schiavi dalle Indie, che oggi costituiscono il gruppo dei “coloureds” (colorati) del Capo.
      Nell’ ‘800 nella zona interna del Sudafrica venne scoperto l’oro, in enormi quantità. Ma di questo parleremo nel prossimo capitolo, il “Transvaal”.

SUDAFRICAultima modifica: 2021-03-07T15:48:51+01:00da helvalida
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12 pensieri su “SUDAFRICA

  1. Articolo interessantissimo, completo. Fa venir voglia di fare le valigie e… sparire! Nonostante l’attuale crisi che (ci riferisce l’autore) è riscontrabile persino laggiù.
    Ma dov’è che non c’è crisi?
    Su dai! Animo! Partiamo, mutiamo esistenza!

  2. … del resto ricordo la bellezza e l’umorismo dei film con il titolo ‘The Gods Must Be Crazy’, (ne uscirono 3 o più), un successone in tutto il mondo che ci aiutò a conoscere i “bush men” e, più in generale, il Sudafrica.
    Aspettiamo con impazienza il seguito della narrazione.

  3. Caro Peter, ti ringrazio. Questo e’ il mio tributo ad un paese del quale pian piano mi sono innamorato. Che, pur dopo 35 anni di permanenza, mi sembra ancora esotico e meraviglioso. E che continuo a guardare con il mio inguaribile ottimismo, nonostante tutto. Ma le crisi economiche e politiche vanno e vengono, la bellezza della Table Mountain restera’.

  4. Sono rimasto male quando la descrizione del territorio si è interrotta, tanto ero preso dal racconto. E’ una descrizione molto bella, serena, che mostra un luogo e una vita assolutamente invidiabile. Noi abbiamo del Sud Africa un’idea un po’ diversa, anche dal punto di vista del clima e del vivere sociale. Il mondo del De Veredicis è idilliaco e accattivante. Non so come, nelle puntate successive, tratterà il problema della apartheid. E’ un vero piacere leggere il suo scritto. Attendo.

  5. Una terra lontana e ricchissima di cui sappiamo poco. Ce ne parla Nicola De Veredicis, con passione autentica, con la verità della vita vissuta, senza enfasi e artificiose coloriture.

  6. Grazie, caro Giuseppe. Cerchero’ prima o poi di parlare anche dell’ apartheid. Dal mio punto di vista, naturalmente. Faro’ del mio meglio per risultare obbiettivo, non so se ci riusciro’.

  7. Un accorato grazie anche alla cara Anna / Alida, la quale ha curato l’impaginazione di questo racconto / reportage, correggendone tra l’altro alcune incongruenze lessicali.

  8. Caro Nicola, arieccomi dopo un po’ di tempo passato a far luce nel mio studio (e non solo) pieno di libri, documenti e tutta una marea di cose collezionate compulsivamente per 60 e più anni per la maggior parte acquisite un po’ in tutto il mondo (meno che in Sud Africa, di cui però ho dei bei minerali, e cristalli vari).
    Molto bella la tua descrizione del Sud Africa.. e tutti intriganti gli altri commenti che hai suscitato. In effetti tutti abbiamo un Brigadoon segreto dove vorremmo vivere per sempre e un’altra cosa sicura è che a tutti piace vivere dove…si vive bene, e intendo dove ci sono tutte le comodità, affetti, e una certa stabilità fisica e morale. Io stesso avrei voluto vivere prima negli Stati Uniti, e in seguito in Irlanda, dove mi sono trovato ad essere circondato di affetti, amicizie, di opportunità lavorative e anche da stimoli culturali che il Paese offriva. Alcuni miei amici si sono trasferiti per sempre alle Canarie, Giuseppe era felice in Germania ecc. Mi sovviene quella pubblicità di una pasta famosa che diceva dove c’è Barilla c’è casa. E’ vero : l’importante vivere dove ci sono gli spaghetti..ahah.
    Un mio carissimo amico e compagno di scuola, impiegato all’Agip, ha passato 25 anni in Gana, ad Accra, con la Compagnia petrolifera e ha finito la sua carriera come direttore generale dell’Agip in Kenia, dove si è sposato, con una inglese, figli vari mandati in tutte le migliori scuole del mondo…. Ma quando tornava per le feste in famiglia a Roma, ci ritrovavamo al solito baretto sul colle Oppio, vista Colosseo, dove con altri amici e in altri tempi si parlava, fumando, bevendo caffè ( perchè questo ci consentiva il nostro portafoglio), come la canzone di Gino Paoli, “eravamo quattro amici al bar, volevamo cambiare il mondo “…Ma questa volta il mondo non lo cambiammo: lui ha sempre odiato l’Africa, con la costante paura di scambiare, passando lungo un muro, i rami delle piante rampicanti con velenosi serpenti o fare il barbecue nel giardino della sua bella villa, ed essere punto da uno scorpione letale e altre amenità del genere. Poi in Kenia fu testimone dell’agguato mortale al più grande tenore italiano da parte di membri di una tribu che ce l’aveva con i bianchi, Giuseppe Di Stefano…per non parlare delle epidemie latenti, delle quantità di insetti volanti ecc. In fine gli mancavano le piazze, le chiese, i musei di Roma, le ottobrate, la musica, gli è sempre mancato tutto quello che una città come Roma può offrire, incluse anche le cose negative.. E noi gli chiedevamo.. perché non ti trasferisci qui a Roma ….e lui ,- ma in fondo mi faccio venire gli spaghetti, le fave, il pecorino, e mi accontento.-
    Attendo anche io il seguito della descrizione, così ben raccontata e piena di intelligenti considerazioni.. Non per niente io e te siamo della bilancia e crediamo alle cose incredibili. A presto. Giancarlo .

    • Quello di Giancarlo non mi è sembrato un commento, ma un racconto, un film, una vicenda viva, una lunga confidenza ad un amico, magari davanti ad un bicchiere.
      Un parlare semplice, in cui prevale una nostalgia mansueta, o forse addomesticata.

  9. Caro Nicola , devo fare atto di reprimenda a me stesso perchè nel mio povero commento alla tua descrizione del Sud Africa, non ho menzionato le bellissime foto, ( che presumo scattate da te) che sono piccoli capolavori d’arte fotografica, iconica dei paesaggi e delle foto dei personaggi tipici di quella terra, per certi versi misteriosa e così lontana da noi. Immagini surreali nella loro naturalezza, con alberi e montagne dai colori improbabili , e i ritratti con espressioni non retoriche ma che emettono una luce ed energia che impressiona dalle quali si recepisce l’anima dei cittadini e le loro passate orme storiche e umane. , Per quanto riguarda il commento musicale …Bach è a mio parere troppo barocco e quel brano ha riverberi di romanticismo ante litteram che non di confanno con lo spirito del concetto di Eros che si innerva in tutte le frasi della poesia. Avrei pensato a Rackmaninov, magari nel concerto per piano e orchestra n° 3, così vario , pieno di volute di colore, nei ritmi passionali e velatamente sensuali, con sonorità brillanti e talvolta paradossalmente melanconiche. Bravo anche te. G.C.A

  10. Caro Giancarlo, grazie dei tuoi complessi e graditissimi commenti. Sarebbe un’impresa rispondere a tutti i punti da te toccati, quindi mi limitero’ ad alcuni di essi.
    Le foto per la maggior parte non sono mie. Di mio c’e’ soltanto: la casa (e’ casa mia), la spiaggia in Natal, la costiera del Capo, le Jacarande di Pretoria. L’Europa (principalmente Roma e Napoli) manca anche a me, ma non tornerei a viverci. Ormai sono abituato ai grandi spazi, l’aria pulita, il silenzio. E diciamolo pure, la vita comoda. Sono stato piu’ volte ad Accra e Nairobi per affari, e sono d’accordo con il tuo amico, non sono posti da viverci. Ma qui in Sudafrica e’ un altro discorso. Riguardo al commento musicale, non era nel mio post, credo che ti riferisci all’ultima poesia di Alida. Ciao carissimo.

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