Una poesia di Anna Murabito
Sono lenti i pomeriggi di marzo
quando l’ovest è un amante
ancora fanciullo
che accarezza per ore
sfiorando appena la pelle.
Ricopre il corpo
un torpore
levigato
come un manto di raso,
invincibile
come un incantesimo.
I pomeriggi di marzo
non ardiscono
alzare la voce
e rimangono sospesi.
Lontano, un chiarore
di smalto trasparente
ristagna a lungo
poi si confonde d’azzurrino pallido
come gocce d’anice
in un bicchiere d’acqua
e muore infine
in un sospiro grigio,
impercettibile,
mentre i fari delle auto
già si accendono.
Pegaso,
andando verso casa
trascina la sera
col movimento lento
delle sue grandi ali.
Vorrei comprare globi
di luce tenue
per la notte
e allinearli sulla mensola
davanti al letto
come palloncini con l’anima
bianca
di prima comunione.
Giocherò con le biglie di vetro
comincerò a contare uno due tre
affonderò nell’innocenza
dirò: va tutto bene.
Mi invade un abbandono,
estatico di fango e stelle,
e la mente accetta
la resa,
appagata di bugie.
Morbido voltafaccia
all’ambizione
di una notte d’amore.
Anna Murabito annamurabito2@gmail.com
Ci sono poesie che rimangono nascoste dentro i libri. Oggi ne ho tirato fuori una. So che piace alla mia carissima amica Santuzza, perciò gliela dedico. Scriverò “A Santuzza” e la data di oggi nel suo volumetto di “Parole Naufraghe”. Grazie sempre.
Carissima Alida, c’è in me tutto il coinvolgimento della prima volta quando rileggo “I pomeriggi di marzo”. Ed ora si aggiunge una luce, la tua dedica, che
gradisco tanto perché unisce al mio coinvolgimento la nostra sintonia e la tua stima.