VEGLIA
di Guseppe Ungaretti
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
UNGARETTIultima modifica: 2022-03-13T12:53:15+01:00da
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Clemente Rebora , 1917
“Voce di vedetta morta
C’è un corpo in poltiglia
con crespe di faccia, affiorante
sul lezzo dell’aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
Affar di chi può e del fango.
Però se ritorni
tu uomo, di guerra
a chi ignora non dire;
non dire la cosa, ove l’uomo
e la vita s’intendono ancora.
Ma afferra la donna
una notte dopo un gorgo di baci,
se tornare potrai;
soffiale che nulla nel mondo
redimerà cio ch’è perso
di noi, i putrefatti di qui;
stringile il cuore a strozzarla:
e se t’ama, lo capirai nella vita
più tardi, o giammai.”
La poesia di Rebora è pensata e scritta,
quella di Ungaretti è sentita e scolpita.
Che altro?
Clemente Rebora , 1917
“Voce di vedetta morta
C’è un corpo in poltiglia
con crespe di faccia, affiorante
sul lezzo dell’aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
Affar di chi può e del fango.
Però se ritorni
tu uomo, di guerra
a chi ignora non dire;
non dire la cosa, ove l’uomo
e la vita s’intendono ancora.
Ma afferra la donna
una notte dopo un gorgo di baci,
se tornare potrai;
soffiale che nulla nel mondo
redimerà cio ch’è perso
di noi, i putrefatti di qui;
stringile il cuore a strozzarla:
e se t’ama, lo capirai nella vita
più tardi, o giammai.”
La poesia di Rebora è pensata e scritta,
quella di Ungaretti è sentita e scolpita.
Che altro?
ARTHUR RIMBAUD
Chi dorme nella valle
E’ una verde radura dove canta un ruscello
Che appende pazzamente agli steli i suoi cenci
D’argento;il sole scende dalla montagna altiera
E luccica nel borro che spumeggia di raggi.
A bocca spalancata, a testa nuda, un giovane
Soldato, colla nuca nel nasturzio azzurrino,
Dorme; sotto le nubi è disteso nell’erba,
Bianco nel letto verde su cui piove la luce.
Ha i piedi nei giaggioli. Dorme. Sorride come
Sorriderebbe un bimbo che sta male. Sonnecchia.
Cullalo tu, Natura, col tuo calore: ha freddo.
Ai tuoi profumi ormai le narici non fremono.
Egli dorme nel sole, con la mano sul petto
Calmo. Ha due fori rossi, a destra , sul costato.
(Ottobre 1870)
Traduzione di Ivos Margoni.
Grazie molte a Giuseppe e a Santuzza, per la loro partecipazione.
“Le dormeur du val” è una delle più belle poesie che siano mai state scritte. Conto di postarla subito in francese,con un articolo a parte, in modo da gustarne la musicalità e lo splendore della lingua. Chiederò a mio marito una traduzione più letterale e meno ricercata.